Le Leggende

La leggenda del Diavolo e San Martino

Narra la tradizione che il santo vescovo di Tours nel recarsi a Roma passasse per la Valle d'Aosta e si fermasse una sera in un borgo situato in riva a un torrente. Durante la notte le acque ingrossarono portando via l'unica passerella in legno esistente allora sul Lys. Il santo dovette fermarsi parecchi giorni in quel paese aspettando che si costruisse un ponte provvisorio.
I principali capi di famiglia tennero consiglio. Essi volevano un ponte bello, grande, solidissimo e che costasse poco. Il sommo taumaturgo, vedendo le loro inquietudini li rassicurò: "Io vi aiuterò a costruire il ponte, poiché voi siete buoni e ospitali con gli stranieri; esso sarà come lo desiderate: grande, bello, solidissimo e la spesa sarà adeguata alle vostre esigue risorse".
" Ingannerò il diavolo, pensava il santo, ed è lui che farà il ponte!". Il giorno appresso incontrò il Maligno e gli disse: "Orsù, padron Satana, ho pensato a te per la costruzione di un ponte su questo torrente; ma deve essere bello, grande e solidissimo: hai compreso? Dimmi ora le tue condizioni".
" Benissimo, rispose il demonio, fregandosi gli sproni, tu avrai il ponte, bello, grande, solidissimo, a condizione che il primo che vi passi mi appartenga interamente".
Il patto fu conchiuso e la tradizione assicura che Satana con una legione di maligni spiriti innalzò il ponte in una notte.
Il Santo, sempre più astuto del suo avversario, aveva fatto conoscere le condizioni da lui imposte e quando la costruzione fu compiuta, si recò presso il ponte seguito da tutta la gente del paese. Allora prese un pane, lo lanciò dall'altro lato e liberò un cane che teneva avvolto nel mantello. L'animale si slanciò sul ponte e passò così primo. Il diavolo fu talmente furioso di vedersi beffato dinanzi a tutta quella folla che, lacerato fra i suoi artigli e fatto a pezzi il povero cane, volle mettersi a distruggere la propria opera.
Già aveva fatto una larga breccia nel parapetto, quando San Martino ritornò frettoloso e piantò una croce sul punto più alto del ponte. Il diavolo scomparve per sempre. Il santo, seguito da tutto il popolo, attraversò il ponte in piena sicurezza e, da secoli, vi si passa senza pericolo.
Il ponte è là bello, grande, solidissimo e pare voglia durare ancora a lungo! A perpetuare il ricordo di tale prodigio e a testimonianza di gratitudine verso il loro benefattore, gli abitanti diedero alla loro borgata il nome di Pont-Saint-Martin.
Ma quando si volle riparare la breccia fatta da Satana, i materiali posti dai cristiani rotolavano sempre giù e per anni essa restò aperta. Si ebbe infine l'idea di erigere in quel luogo un oratorio per distruggere il maleficio.
Il diavolo fu vinto ancora una volta e l'oratorio innalzato in mezzo al ponte ne bandì per sempre le potenze infernali.

J.J. CHRISTILLIN
Leggende della Valle del Lys
Versione italiana di C. Coggiola
Milano - Baldini - 1908

La Ninfa del Lys
ovvero
La Fata di Colombera

Riassunto limitato ed adattato alle esigenze
del Carnevale di Pont, rievocante fatti storici e leggende
che si richiamano tutti all'antico evo romano

Réchanter è una borgatella radicata sul ciglio d'una roccia a picco, prospiciente l'abitato di Pont-Saint-Martin e l'orrido burrone in cui si riversano garrule le acque d'un rivo, che subito si confondono con quelle rumoreggianti del torrente Lys. Vuole la tradizione che una giovanissima ed assai leggiadra ninfa abitasse in un antro scavato nella roccia del vallone di Réchanter. Avvenne un dì che alcune persone di quella piccola borgata le si dimostrassero estremamente ostili e la incolpassero di iniquità. Di ciò, tanto si rattristò la bellissima creatura dai capelli d'oro, che decise di abbandonare per sempre la non più ospitale dimora. Perciò, fece cadere una pioggia torrenziale che ingrossò enormemente il rivo di Réchanter. Indi ritrasse e fermò le acque del Lys formando un lago, sul quale ella si adagiò maestosamente, ridando, poi, l'avvio alle acque nell'alveo asciutto del Lys. Alcuni abitanti di Pont, scorgendo la ninfa portata sui terribili ed ingigantiti flutti, la invocarono affinché dalla rovina risparmiasse il mirabile Ponte Romano. La ninfa, intenerita e commossa, passò senza recar danno né al Ponte né al paese e scomparve nella Dora diffondendo nella Valle l'ultima eco del suo canto giocondo, mentre i Sammartinesi, riconoscenti, salutavano e ringraziavano a gran voce la bella e benigna protettrice.

Adattamento a cura
di Amerigo TABASSO della leggenda
Légendes et Récits recueillis sur le bord du Lys
"La belle fée du Mont Colombera"
J. J. CHRISTILLIN
Aoste, Imprimerie Duc - 1901